giovedì 26 novembre 2009

SANTA MARIA SALOME Patrona di Veroli




















I festeggiamenti in onore di Santa Maria Salome a Veroli si tengono il 25 maggio e giorni precedenti. L'avvenimento è molto sentito dalla popolazione in quanto la Santa è la patrona della cittadina e della Diocesi di Frosinone-Veroli-Ferentino.
In questa occasione appuntamenti religiosi e civili si mescolano.
Per quel che riguarda il programma religioso, oltre alle varie Sante Messe, c'è la processione con le reliquie, la solennità liturgica della "Traslazione del Corpo" della santa e un pellegrinaggio a piedi. Per il programma civile, oltre ai consueti spettacoli musicali e ai fuochi d'artificio, c'è la tradizionale Fiera, la mattina del 25 maggio.


Questa Basilica, dedicata a Santa Salome, patrona e protettrice di Veroli, fu costruita nel 1209 quando, secondo le cronache medioevali, furono ritrovati i resti della Pia donna, testimone del Calvario di Cristo.
Sebbene violenti terremoti distrussero in parte il primo oratorio medioevale, i verolani non cessarono di venerare la Santa e non rinunciarono mai a ricostruire il suo tempio.

La Chiesa, come la vediamo oggi, è frutto dei lavori di ristrutturazione, compiuti nel 1700 su richiesta dei vescovi De’ Zaulis e Tartagni.





















L’interno, a tre navate, è ricco di belle tele e affreschi attribuiti al Cavalier D’Arpino, a F.Solimena, G. Passeri e G. Brandi, noti esponenti della pittura manieristica e barocca. Poche ma interessanti sono le tracce della primitiva chiesa medioevale: si notino gli affreschi del XIII- XV secolo, sulla parete del transetto a sinistra e nell’oratorio sottostante, con l’ingrasso dalla navata di destra.

Particolarmente elegante la Confessione, dove sono custoditi i resti di Santa Salome, che lasciò a Veroli un frammento della Croce di Cristo, murato nel dodicesimo gradino della Scala Santa, situata nella seconda cappella a destra, dove si può lucrare l’indulgenza plenaria, seguendo le indicazioni dettate da Benedetto XIV, nel 1751, e scritte sulla lapide a destra della scala.





Santa Salome nella tradizione

Dopo l'ascensione del Signore gli apostoli si misero in viaggio per portare il Vangelo agli altri popoli. S.Salome, dopo un lungo peregrinaggio, in compagnia di S.Biagio e S.Demetrio, giunse a Veroli. La Santa, stanca del viaggio, chiese alloggio nella casa di un pagano (poi battezzato col nome di Mauro), a poca distanza dalle mura della città, mentre i suoi compagni entrarono nella città e furono martorizzati. S.Salome rimase nella casa di Mauro, lo convertì al cristianesimo e dopo circa 6 mesi (3 luglio) morì.
"Con riverenza Mauro raccolse le spoglie per la sepoltura, le racchiuse in una urna di pietra, sulla quale incise le parole:
Hae sunt reliquiae B. Mariae Matris apostolorum Jacobi et Joannis.
Per la paura di subire anche lui il martirio da parte dei Pagani, Mauro si nascose nella Grotta di Paterno, e morì dopo tre giorni.

Trascorso molto tempo alcuni pagani trovarono l'urna, che conteneva le Reliquie della Santa e informarono il Preside, il quale, credendo vi fosse nascosto un tesoro, ordinò che gli fosse portata innanzi; fattala aprire, vi trovò i resti della Beata Maria, per cui, senza fare attenzione all'epigrafe, disse con rammarico:
Queste sono ossa di qualche cristiano: gettatele sulla piazza.
Intanto un Greco, di religione cristiana in segreto, si era recato dal Preside e leggendo la iscrizione pensò di portarsi in patria il prezioso tesoro. Di notte furtivamente raccolse tutte le ossa, le avvolse in un panno e le portò fuori la Città presso le mura; quindi sulla pietra e su una carta scrisse le parole:
Maria Mater Joannis Apostoli et Jacobi ene ista.
Infine nascose tutto fuori la Città presso una rupe fino al suo ritorno da Roma, dove stava per andare, in attesa di portarsi l'urna nella sua patria."

Il greco non potè effettuare il suo progetto e il corpo fu ritrovato nel 1209, da un certo Tommaso a cui S.Pietro e successivamente S.Salome apparvero nel sogno e rivelarono la storia e il luogo della sepoltura del corpo.
Infatti il corpo fu ritrovato il 25 maggio come indicato da Tommaso.
"Tre giorni dopo furono presenti sul luogo il Vescovo di Penne, l'Abate di Casamari e l'Abate di S. Anastasia in Roma con alcuni suoi monaci. Mentre i due Vescovi sollevavano in alto le Reliquie per mostrarle alla folla convenuta in numero di quasi cinque mila uomini, da un osso della tibia si vide sgorgare vivo sangue, come non avviene per le ossa aride separate dalle carni da tanti anni.
Nel vedere ciò, tutto il Popolo rese grazie a Dio"

La testa e le braccia furono legate in teche di argento e conservate nella tesoreria della cattedrale, mentre le altre ossa furono messe in una piccola urna che venne custodita sotto l'altare del piccolo oratorio che fu costruito subito sul luogo del ritrovamento.
Più tardi si costruì sopra l'oratorio l'attuale Basilica.
Durante il terremoto del 1350 la Chiesa subì gravi danni e le reliqiue furono traslocate nella Cattedrale, per tornare di nuovo alla Basilica nel 1742.



Le ultime novità sulle indagini scientifiche avviate dai Ris di Roma ad agosto del 2008, per far luce sul mistero della Santa giunta a Veroli da Gerusalemme, madre degli apostoli Giacomo e Giovanni: Santa Salome.


È scritto tra le pieghe storiche di una pergamena se le ossa del cofanetto di Santa Salome siano di una donna del primo secolo dopo Cristo. Tra gli oggetti rinvenuti all'interno dello scrigno, c'è uno scritto con caratteri in greco antico che potrebbe contenere la soluzione al dilemma se effettivamente le ossa della donna dentro il giaciglio siano di un corpo davvero vissuto e martoriato nel periodo cristiano.

La pergamena ritrovata con gli altri reperti, secondo quanto spiegato dal Parroco don Angelo Oddi, «partirà alla volta dell'archivio Vaticano, dove esperti linguisti scioglieranno le riserve sulla datazione del contenuto». Ma ad aver suscitato interesse e attenzione da parte degli studiosi, sono gli altri oggetti ritrovati all'interno dello scrigno: un velo medievale di tre metri di lunghezza e sessanta centimetri di larghezza, altre ossa di due corpi maschili e una medaglia templare, coniata a Gerusalemme.

In particolare questo ultimo elemento potrebbe far ipotizzare che siano stati proprio i cavalieri di Cristo ad aver contribuito fortemente alla costruzione della basilica dedicata alla Santa Patrona di Veroli dopo il 1209, anno del ritrovamento delle reliquie. Peraltro incise sopra il cofanetto ci sono tre croci patenti templari che rimandano ancora una volta all'ordine guerriero. Tornando poi alle altre ossa rinvenute, potrebbero essere addirittura quelle dei santi Biagio e Demetrio, della morte dei quali si ha notizia di essere avvenuta a Veroli. E proprio le condizioni delle ossa più importanti, quelle del cranio della donna, farebbero pensare a Maria Salome deceduta in seguito a percosse e ferite. Quei segni potrebbero essere quelli lasciati da una daga romana sul corpo della Santa che avrebbe portato la mirra al sepolcro di Gesù. Le lesioni subite avrebbero causato la paralisi della martire per oltre tre mesi, aggravandone le condizioni e prolungandone l'agonia.

mercoledì 25 novembre 2009



http://www.youtube.com/watch?v=yJD5by5nDao

Abbazia di Casamari




Una delle Abbazie stilisticamente più significative in Italia e che pertanto merita sicuramente di essere visitata è l’Abbazia di Casamari, situata nell’estremo territorio orientale del comune di Veroli, lungo la via Mària, a metà percorso tra Frosinone e Sora. Si staglia, imponente e solitaria, a ridosso di una collina rocciosa delimitata dal torrente Amaseno, che anticamente segnava il confine tra gli Ernici e i Volsci, a 300 metri di altitudine sul livello del mare. Fu eretta sulle rovine dell’antico municipio romano di Cereatae Marianae (di cui è ancora visibile l'acquedotto che lo serviva), così denominato in onore della dea Cerere, cui il luogo era consacrato, e del valoroso generale romano, Caio Mario, che qui nacque e trascorse i primi anni della sua giovinezza; a lui si deve anche l’attuale denominazione di Casamari “casa di Mario”. Preziose informazioni circa le origini del monastero ci sono offerte da due fonti documentali: la Cronaca del Cartario del XIII secolo e, il Chartarium Casamariense, redatto sullo scorcio del ‘400 da un monaco di Casamari per incarico dell’abate commendatario Giuliano della Rovere. Secondo la prima di tali fonti si apprende che l’abbazia sorge agli albori dell’XI secolo, nel 1005, per iniziativa di una comunità benedettina che edificò il primo monastero. Quando poi, per l’opera spirituale di Bernardo di Clairvaux e per l’appoggio dei Pontefici, l’Ordine di Citeaux (Cistercium) in Borgogna, si diffuse in Italia, nel 1152 l’abbazia passò ai Cistercensi. Questi nel 1203 intrapresero una radicale ricostruzione dell’antico monastero secondo la planimetria tipica dell’Ordine, sotto la direzione e progettazione di Frà Guglielmo da Milano. La chiesa dedicata alla Vergine Assunta e cointitolata ai Santi Giovanni e Paolo, fu iniziata con la benedizione di Innocenzo III e, consacrata, nel 1217, da papa Onorio III. Dal 1152 i Cistercensi ininterrottamente vivono ancora qui a testimonianza della solidità della loro comunità. L’abbazia di Casamari è nella storia dell’architettura un caposaldo stilistico dell’arrivo nel Lazio delle forme gotiche-borgognone ai primi del ‘200.





Nonostante le complesse vicende storiche, essa è rimasta, infatti, sostanzialmente integra nella sua struttura originaria e rappresenta, insieme a Fossanova, uno dei modelli meglio conservati di architettura cistercense in Italia. Il complesso ci si presenta con il singolare edificio della casa abbaziale, oggi adibita a foresteria, caratterizzata da un amplissimo ingresso ad arco, che contiene nel proprio interno due archi goticheggianti affiancati. Il tutto è sormontato da un loggiato con quattro bifore geminate a tutto sesto. All’uscita del vestibolo si presenta, a sinistra, l’elegante facciata della chiesa con il ricco portale mediano, che si affaccia sulla sommità di un’alta gradinata, preceduta da un portico a tre archi. Le colonne di epoca romana, allineate lungo il viale, contribuiscono a dare solennità e nobiltà al complesso. L’interno, di grande sobrietà, è con la pianta a croce latina a tre navate, abside rettangolare volta ad oriente, transetto rettangolare con sei cappelle, volte a crociera sostenute da pilastri a fascio e colonnine pensili, tipici elementi architettonici dello stile gotico. Unico ornamento, il grande ciborio settecentesco in marmi e stucchi policromi che sormonta l’altare, donato da Clemente XI nel 1711.Il tutto in perfetta osservanza dell’austerità della regola cistercense e di quanto ha lasciato scritto San Bernardo nella sua celebre “Apologia”, scritta fra il 1123 e il 1125, dove deprecava una Chiesa che “copre d’oro i suoi monumenti e lascia andare nudi i suoi figli”. Attraverso il vivace Chiostro quadrato, circondato da un ambulacro scandito da sedici eleganti bifore e rallegrato dalla policromia delle aiuole, centro della vita monastica, si raggiunge il Refettorio (antico dispensarium) con le possenti colonne cilindriche, e la magnifica Sala Capitolare, severa e lineare con le sue tre navate e la volta a costoloni, vero tesoro architettonico che conferma la fama di capolavoro gotico-cistercense dell’Abbazia di Casamari. Ma l’abbazia è famosa anche per l’attività galenica dei suoi monaci e per la sua antica Farmacia, il cui anno di fondazione ufficiale sembra il 1761, anche se l’attività si intensificò negli anni a seguire. L’Epistolario De Jacobis, conservato nell’Archivio dell’abbazia, riporta che Frà Giacobbe Margione acquistava a Roma solo alcune piante particolari e quando nel 1822 ottenne la patente di speziale la farmacia fu aperta al pubblico. Divenne centro di studi e preparazione anche per farmacisti laici sotto la direzione di Don Giacomo Verrelli che inventò i preparati che dettero la fama alla farmacia di Casamari, tra cui l’elixir setterbe e l’antica tintura imperiale della odierna liquoreria. L’abbazia ospita inoltre una assai fornita Biblioteca, con un patrimonio librario di circa 80.000 volumi, e una ricca Pinacoteca con dipinti di Carassi, Guercino, Sassoferrato, Balbi, Fantuzzi e Purificato. Da visitare anche il Museo Archeologico dove sono custodite suppellettili romane.




Informazioni e prenotazioni.

Abbazia
Orari di apertura (compatibilmente con le Messe): tutti i giorni 9.00-12.00; 15.00-18.00. Ingresso gratuito.
Tel/fax: 0775/282371 www.casamari.it e-mail: albertocoratti@tin.itIndirizzo e-mail protetto dal bots spam , deve abilitare Javascript per vederlo
Orari Messe: 7.00,8.30,10.00,11.00,12.00,17.00 (estivo:18.00) Lodi:8.00 Vespri:16.00
I monaci di Casamari celebrano tutta la loro liturgia in canto gregoriano.
Nei giorni feriali: Lodi, ore 6,00; S.Messa, ore 7,30; Sesta, ore 12,45; Nona, ore 16,00; Vespro, ore 19,15.
Nei giorni festivi: Lodi ore 8,00; Messa ore 11,00; Vespro ore 16,00 (durante l'ora legale alle 17,00).

Museo Archeologico dell’Abbazia di Casamari
Orario di apertura:
tutti i giorni 9.00-12.00; 15.00-18.00.
Ingresso: 1 euro; gratuito per ragazzi al di sotto di 18 anni, per gli adulti al di sopra dei 60 anni e per i diversamente abili.
Tel./fax: 0775/282371

Biblioteca :
Orario di apertura:
lun.-ven. 08,30-18,30; sab. 08,30-12,30
tel: 0775/282800

Cattedrale di Sant'Andrea Apostolo




La Cattedrale di Sant'Andrea Apostolo, di origine romanica, venne costruita nel secolo XIII ampliando un edificio paleocristiano del IV secolo, situato sull'area dell'antico Forum Verularum. Una epigrafe, conservata nella cappella del Tesoro della chiesa, costituisce il più antico documento della storia della Cattedrale e ricorda che il primo dicembre dell'anno 384 fu sepolta nel Duomo la salma del presbitero Marturio, un martire cristiano.

Altri due frammenti di lapidi dei secoli IX e X, murati nei pilastri del presbiterio, testimoniano le antiche origini della Cattedrale.
Nel 1350, a causa di un violento terremoto, la chiesa restò notevolmente danneggiata ed in parte distrutta, ma fu subito ricostruita. Come si legge nella iscrizione posta nella facciata, animata da un doppio ordine di paraste, nel 1706 il Vescovo De Zaulis curò la realizzazione dei lavori che diedero l'aspetto attuale alla Cattedrale; però, l'artistico rosone centrale è quello che già ornava la facciata gotica del XIV secolo. Il massiccio campanile fu costruito sopraelevando una antica torre romana, che doveva essere collegata con altre costruzioni fortificate attraverso un passaggio sotterraneo che si sviluppava sotto la piazza odierna.
All'esterno, è ancora visibile un elemento dell'architettura gotica: un parziale arco a sesto acuto posto sulla porta laterale sinistra.
All'interno, le tre navate sono divise da pilastri romanici; i lavori effettuati tra la fine del '600 e la prima metà del'700 hanno dato l'aspetto barocco a tutta la chiesa, trasformando gli elementi romanici e gotici. Nell'abside, il coro ligneo, artisticamente intagliato, fatto costruire nel 1624 dal Vescovo Asteo, ha sostituito quello romanico in pietra, del quale si conserva nella cappella del Tesoro la croce cosmatesca, che sicuramente ornava la sedia episcopale. In una cappella della navata sinistra si ammira una tela meravigliosa per la luminosità e la delicatezza cromatica, pur nella drammaticità di alcune figure: Il martirio di San Bartolomeo, del pittore polacco Taddeo Kuntze (1731-1793), seguace del Maratta e del Giaquinto.
Sull'altare della cappella del sacramento è collocata una tela del 1604, che rappresenta i Santi Salome, Biagio e Demetrio, del pittore Federico Buccatti di Alatri.
Lungo la navata destra, nella terza cappella, è custodita una parte del ricchissimo Tesoro del Duomo. Già dal 1572 alcune preziose reliquie furono trasportate qui dall'Abbazia di Casamari per motivi di sicurezza. Oggi è formato da oltre 600 reliquie contenute in cofani, urne, ostensori di inestimabile valore per l'alto significato artistico, storico e religioso.


Il tesoro del Duomo di S. Andrea



“Molte erano le reliquie dei santi di cui era grandemente ricca l’abbazia di Casamari per la munificenza dei sommi pontefici”: Così affermava, nel 1707, Filippo Rondinini, storico di Casamari, alludendo alle numerose reliquie custodite nel monastero entro preziose teche. Nonostante la rigorosa osservanza della Regola di San Benedetto e degli Statuti dell’Ordine cistercense che imponevano la povertà negli ordinamenti e negli arredi, il prestigio dell’abbazia e le figure di abati come Giraldo - che svolse importanti missioni diplomatiche in Europa per conto della Santa Sede - motivarono donazioni di oggetti di pregio da parte dei pontefici; la comunità venne di volta in volta dispensata dalle primitive, rigide regole di povertà; si andò, così, costituendo, tra la fine del XII secolo e il successivo, un autentico tesoro di oggetti destinati al culto, suppellettili, vesti sacre, libri e scritture.


Tra le reliquie conservate, molte andarono disperse tra il XV e il XVI secolo, altre ebbero miglior destino: per sottrarle alle scorrerie delle soldatesche, infatti, furono trasportate, nel 1572, nella cattedrale di Sant’Andrea a Veroli, in più sicura custodia, protette dalle mura cittadine. Qui le reliquie erano custodite in un deposito la cui porta era chiusa da una duplice serratura: delle due chiavi, che ne assicuravano la chiusura, una veniva custodita dal canonico più anziano, l’altra dall’abate regolare di Casamari, a testimonianza del legame antico e profondo tra la comunità cistercense e la città di Veroli. Ogni anno, nel giorno dell’Ascensione, gli oggetti più insigni venivano portati in processione, con grande concorso di popolo, da Veroli a Casamari nella mattinata, per essere riportati, nel pomeriggio, dal monastero alla cattedrale. Nel 1783, con decreto della Sacra Congregazione dei Riti, la più che bicentenaria processione fu abolita per timore di disordini popolari.




Le reliquie di Casamari sono conservate oggi, insieme ad altre provenienti dalla Certosa di Trisulti e a pregevoli cimeli artistici della città ernica, in una cappella del duomo cittadino recentemente restituita all’antico splendore da lavori di restauro. Tra i gioielli di oreficeria sacra, spicca la grande croce professionale in argento dorato sbalzato, ornata di pietre e paste vitree, risalente al XIII secolo. Sul recto è rappresentato, al centro, Cristo crocefisso e, sui quattro bracci, la Vergine Maria, l’evangelista Giovanni, san Pietro e l’angelo che stringe nelle mani il disco solare.

Nel verso, il reliquario circolare in filigrana e pietre inquadra la stauroteca contenente le reliquie del Sacro Legno della Croce; ai quattro lati sono poste le figurazioni simboliche degli evangelisti. Da Casamari proviene anche il braccio reliquario di san Matteo, in lamina d’argento sbalzata e dorata: da un’apertura in forma di croce, sulla parte anteriore, si intravedono le reliquie del braccio del santo custodite all’interno. Un’iscrizione in caratteri gotici alla base del reliquiario ricorda il nome del committente, l’abate Giovanni Bove, che alla fine del XIII secolo provvide alla riorganizzazione del tesoro dell’abbazia.

Tra gli oggetti più prestigiosi figura la testa reliquiario dei santi Giovanni e Paolo martiri, patroni di Casamari, cui è dedicata la chiesa. In argento martellato e smalti, il reliquiario si presenta in forma di busto che raffigura un giovane viso maschile. Sempre l’abate Giovanni Bove si interessò alla realizzazione, o quanto meno al restauro, di due reliquiari a lastra in argento dorato contenenti le reliquie dei corpi di santi, di martiri e di vescovi. Il primo formato da quattro lastre lavorate a traforo fissate su una teca lignea, presenta lungo il perimetro nove medaglioni in vetro dipinto con figure di santi legati all’Ordine cistercense.

Più ricco è il traforo del secondo reliquiario, composto da sette lastrine raccordate fra loro; la fascia perimetrale è abbellita dai busti, fusi e cesellati, di ventidue santi, cui sono alternate pietre incastonate. Oltre alle reliquie, la teca custodisce due piccole croci in argento dorato. Due dei cinque cofanetti in avorio conservati nel tesoro provengono da Casamari, dove erano stati utilizzati come preziose custodie delle reliquie dell’abbazia.
Chiesa dell'Olivella

Nei pressi dell’antica Porta Piccola, distrutta nel 1350 e che dava accesso alla chiesa di Santa Salome, sorge attualmente la settecentesca chiesa della Madonna dell’Olivella.

Nel XIII secolo alcuni fedeli dipinsero l’effige della Madonna su una roccia. Il crollo di alcune costruzioni nascose per molti secoli l’immagine fino al 1722 quando essa tornò alla luce.

La presenza di un ulivo nato accanto a questa diede il nome al luogo su cui subito dopo sorse la chiesa. La pianta della chiesa è ottogonale, successivamente ampliata per interessamento del cardinale Bisleti.

domenica 22 novembre 2009

Il Veroli Basket è una squadra di pallacanestro maschile di Veroli (FR). Nel 2007 è stata promossa in Legadue, vincendo la serie di finale dei Play-off di Serie B d'Eccellenza per 3-1 contro la Fulgor Basket Fidenza. Nel 2009 ha vinto le Final Four di Legadue sconfiggendo rispettivamente Varese e Soresina.
Colori sociali: giallo - rosso

Città: Veroli
Paese: Italia
Campionato: Legadue
Fondazione: 1967
Palazzetto: Palazzetto dello Sport "Città di Frosinone"
Sito web: http://www.verolibasket.it

Storia
Le origini del basket a Veroli vanno ricercate nella prima metà del Novecento quando un pioniere della pallacanestro, il professor Rosario Gennaro, iniziò, nella sua attività scolastica, a diffondere la pratica di questo sport. Veroli, pur situata su un declino roccioso a volte molto impervio, certamente poteva offrire una superficie piana di circa 14 metri di larghezza e 26 di lunghezza dove poter allestire un rettangolo di gioco della palla a cesto. Gli spazi adiacenti la nuova palestra, costruita in quegli anni per volere dell'amministrazione comunale, che fino ad allora erano stati utilizzati come orti del Convitto Comunale, vennero adattati alle dimensioni regolamentari per un campo da gioco (1 novembre 1936). Si iniziò con il fissare, nella terra battuta, due pali di legno e altrettanti tabelloni e canestri.

La pratica del basket, richiedente agilità e resistenza, unita alla coordinazione dei movimenti, ebbe fin dal suo esordio il favore della gioventù verolana, tanto che nel vasto territorio del Comune si vennero a formare più squadre: memorabile fu l'incontro tra la compagine di Veroli-centro contro quella di Castelmassimo di cui si occupò anche la Gazzetta dello Sport, che in una pagina del 13 aprile 1937 diede all'articolo di giornale, custodito gelosamente da Danilo Campanari, questo titolo: "Pallacanestro. I signori di città contro gli zampitti di campagna". Nell'orario scolastico Rosario Gennaro insegnò i fondamentali come il tiro a canestro, il palleggio da fermo e in corsa, le finte, ecc. Alla tecnica individuale seguì quella di squadra con i suoi schemi per la difesa e per l'attacco. Così ricorda quegli anni: «Fu tale l'attrazione suscitata da questo sport che ogni classe volle formare la sua squadra da mettere in campo e affrontare le classi rivali. Così si organizzarono e svolsero tornei e campionati nell'ambito dell'istituto, fra compagini locali, provinciali e regionali, secondo direttive del Provveditorato agli Studi di Frosinone e della federazione Italiana di Pallacanestro. Per sostenere tanti impegni i nostri giovani, maschi e femmine, volenterosi frequentarono in ore extra-scolastiche allenamento e trasferte in centri vicini e lontani. In questo intenso lavoro, l'insegnante titolare accettò di buon grado l'appassionata collaborazione degli ex-alunni, fra i quali fu più assiduo Giovanni Coccia». Giovanni Coccia, uno dei suoi allievi più preparati, può considerato come colui che ha tracciato un solco profondo per l'avvenire del gioco della palla a spicchi a Veroli: sotto la sua guida sono passati moltissimi ragazzi per apprendere l'abc della pallacanestro. Un allenatore eclettico, che sapeva andare oltre la sua professione: un vero e proprio maestro in campo e nella vita. E ciò perché era convinto che il valore di chi praticava lo sport stava anche nel formarsi come uomini. Così, sotto la guida di Giovanni Coccia sono cresciuti molti giovani che hanno segnato altre tappe del basket Veroli.

Negli anni '50 intanto si istituzionalizzava a Veroli la nascita del C.S.I. (Centro Sportivo Italiano) che come fulcro delle sue attività aveva la squadra di pallacanestro, composta dai seguenti giocatori: Zeppieri Roberto, Lazzari Antonio, Cristiani Aldo, Zeppieri Giuseppe, Stirpe Franco, Magnante Marcello, Pelloni Bernardino, Angelo Sanità, ecc. Tra questi giovani atleti, il promettente Roberto Zeppieri lasciava Veroli nel 1956 per approdare in serie C nella squadra della Giuliana, che in soli tre anni arrivò in serie A. I dirigenti del C.S.I. di Veroli lo lasciarono partire a malincuore, facendo però sborsare alla società romana ben dieci palloni. Inizierà per Roberto una carriera piena di soddisfazioni. Qualche decina di anni più tardi un altro giocatore verolano, Giancarlo Fiorini, solcherà i campi di serie A e B. Altri giovani, intorno agli anni '60, continuarono a dare gloria alla pallacanestro verolana e a far parlare di sé: si ricordano Corrado Senia, Giancarlo Fiorini, Luciano e Franco Mauti, Mino Corona, Ferruccio Lauroni, Giuseppe Baldassarra, Cesare Stirpe, Luigi Mastropietro, Luigi Ricciardi, Giulio Magnante, Maurizio Nardella. In un articolo apparso sul quotidiano il Messaggero del 1964 dal titolo Lo sport a Veroli, così è descritta la squadra: "Un elogio a parte merita la pallacanestro. Pochi volontari la conoscono. Costretti a giocare fuori casa per mancanza del campo, pochi l'hanno vista all'opera. Eppure, a prezzo di enormi sacrifici, essa ha dato le maggiori soddisfazioni ai dirigenti del C.S.I. Ricca solamente di buona volontà, affronta le più dure battaglie con squadre di alto rango riportando successi clamorosi. La classe di Zeppieri, sostenuta dal dinamismo di Magnante, dalla tecnica di Fiorini, dalla bravura di Corona, che deve affrontare avversari molto più alti di lui con i suoi 1,64 cm di statura, ha determinato la conquista della prima posizione in classifica generale. Solo un premio desiderano questi giovani: che anche per loro vi sia un campo di pallacanestro a Veroli".

Ma il C.S.I. negli anni successivi affrontò, al suo interno, problemi di non facile soluzione tanto che il sodalizio, di lì a poco, scomparve. Non venne meno, però, l'entusiasmo di alcuni giocatori che, autotassandosi, fondarono una nuova società da permettere loro di continuare a giocare. Eravamo nel 1968. Nacque così la società Basket Veroli. Promotori furono Corrado Senia, Luciano e Franco Mauti, Roberto Mignardi ed altri ancora. Un sodalizio pronto a diffondere nuovo entusiasmo per la pallacanestro. Si dette una organizzazione societaria ben definita e l'avvocato Giuseppe Todini ne divenne presidente. I tanti sacrifici e l'enorme impegno della nuova società troveranno il giusto coronamento nell'anno sportivo 1974-1975 quando la squadra, allenata dall'ex-giocatore Roberto Zeppieri, ottenne la promozione in serie C. Grande fu la festa a Veroli. Protagonisti dell'impresa furono: Franco e Luciano Mauti, Gianni Celani, Piero Crifasi, Vanni Cerimoniale, Enzo Falso, Roberto Mignardi, Fabrizio Iannarilli, Corrado Senia, Carlo Giralico, Aldo Brugnetti.

Anni recenti
L'anno agonistico 2002-2003 si conclude con la promozione in serie B d'Eccellenza. La Solac Basket Veroli militava in serie C1, poi nell'anno agonistico 2002-03 la promozione in serie B2 coronata l'anno dopo con l'arrivo in b1. I numeri della Solac Basket Veroli, nelle stagioni 2001-2002 e 2002-2003: 72 partite di campionato, 64 vittorie, 8 sconfitte; in Coppa Italia: 10 partite, 7 vittorie, 3 sconfitte. Non sono mancati, però, momenti difficili. E ci riferiamo alla finale di Coppa Italia, disputata a Montecatini Terme il 17 aprile 2003 contro l'Assigeco Casalpusterlengo alla presenza di oltre 700 sostenitori giallorossi. Una gara dominata, ma persa per un niente o meno di un niente. Dopo la sfortunata partita di Montecatini, sono venuti fuori la società, la squadra, l'allenatore Enrico Fabbri ed i tifosi. Una vittoria arrivata dopo anni di basket, di partite giocate all'aperto o in tensostrutture, fino al Palatorre ora Palacoccia, che dal 2003, dopo i lavori di ampliamento vanta di una capienza di 1500 posti.

Stagione 04/05
Fino a qualche anno fa nessuno avrebbe potuto immaginare che una piccola realtà cestistica come Veroli potesse trasformarsi nella favorita numero uno di un campionato di b1. Eppure nella stagione 04/05 targata coach Bernardi,la società ciociara e il suo pubblico hanno vissuto un grande campionato di vertice che in alcuni momenti ha addirittura fatto pensare ad un'altra storica promozione ma che alla fine ha lasciato tutti con l'amaro in bocca. Un potenziale enorme che nei play off non è riuscito ad esprimersi come poteva. Le colpe vanno ricercate in parte nella cattiva gestione dello spogliatoio da parte del tanto criticato Bernardi e dall'altra nell'incapacità della squadra di imporre il proprio gioco anche al di fuori delle mura amiche. Comunque nonostante l'epilogo non sia stato esaltante la stagione è stata intensa e ricca di soddisfazioni per il passionale pubblico verolano che non ha mai smesso di crederci.

Stagione 05/06
Certamente un anno positivo quello della gestione Salieri dove la squadra ciociara ha centrato per la prima volta nella sua storia la vittoria in una partita dei playoff, contro l' Osimo, nel "Palacaldaia" dove fino a quel momento erano uscite con i 2 punti solo le due formazioni che poi in seguito hanno centrato la promozione (Pesaro e Soresina). la Prima targata Salieri e con tanti giovani talenti, primo tra tutti Poeta (ora in A1 con Teramo), ha vinto e impressionato trascinata da un pubblico eccezionale accorso in massa per sorreggere una squadra che si è saputa far amare non solo in quell'occasione ma offrendo prestazioni esaltanti anche nell'arco della regular season (indimenticabile la vittoria nel derby a Latina). Nonostante l'uscita al primo turno dei play-off certamente un altro passo avanti per Veroli.

Stagione 06/07
Per la squadra, allenata ora da Franco Gramenzi, ingaggiato ad agosto, la stagione è cominciata con la soffertissima vittoria casalinga con la Virtus Siena. Una vittoria importante perché arrivata subito dopo l’eliminazione di Veroli dalla Summer Cup. Ma la Prima di coach Gramenzi è ancora un cantiere aperto e nella prima trasferta della stagione arriva anche una sonora sconfitta con il Brindisi sul neutro di Lecce. Il pronto riscatto è arrivato nel match casalingo con Patti e il bis nel derby di Ferentino prima del secondo stop stagionale sul parquet di Palermo. Arriva quindi la terza vittoria casalinga con Osimo. Ancora uno stop nella prima trasferta di novembre sul campo di Pistoia, prima delle vittorie su Latina, Atri e Matera, che proiettano i giallorossi all'inseguimento della capolista Brindisi.

Il mese di dicembre comincia con la contestata sconfitta di Palestrina al termine di un match tiratissimo e carico di tensione. Ma la Prima dimostra di saper reagire e si riprende dall'inaspettata sconfitta con gli arancioverdi inanellando altre tre vittorie consecutive (Sant'Antimo in casa, Firenze fuori e Trapani) prima dello stop dell'ultima giornata di andata sul parquet di Gragnano.

Un bilancio al termine del girone d’andata molto positivo che proietta Veroli al secondo posto in solitaria dietro Brindisi e con in tasca il diritto a giocarsi la semifinale di Winter Cup contro Cento.

Il girone di ritorno comincia con una sconfitta sul parquet della Virtus Siena maturata al suono della sirena con un canestro impossibile di Tomasiello. Ma ancora una volta i ragazzi di coach Gramenzi reagiscono infliggendo una dura lezione di gioco alla Prefabbricati Pugliesi Brindisi (80-69). Nel turno infrasettimanale la netta sconfitta nella semifinale di Winter Cup con Cento (18 punti di scarto) contribuisce a far sorgere i primi malumori. La trasferta di Patti segna anche la seconda sconfitta consecutiva nel giro di soli 3 giorni e l'ultima partita in maglia giallorossa di Bonaccorsi. L'ultima settimana di gennaio vede la Prima chiamata all'impresa per recuperare il – 18 di Cento e tentare l'accesso in finale di Winter Cup, lasciapassare delle Final 4 di Coppa Italia. La partita è di quelle memorabili perché i giallorossi con un terrificante parziale negli ultimi 5 minuti di gioco compiono l'impresa di recuperare i 18 punti e staccare il biglietto per la finalissima con Venezia. In campionato giunge la vittoria nel derby con Ferentino e il bis la settimana successiva con Palermo. La sconfitta nella trasferta di Osimo e il successivo stop interno con Pistoia segnano l’addio dei giallorossi al secondo posto del girone. Il riscatto però avviene in trasferta al Palabianchini con la vittoria sulla Cuomo prima del secondo stop casalingo consecutivo con Atri. Il secondo posto tuttavia è ormai lontano e Veroli deve guardarsi le spalle da Pistoia ed Osimo. Arriva la doppia sconfitta nella finale di Winter Cup con Venezia e nella trasferta di Matera che contribuiscono ad alimentare polemiche.

Il ritorno alla vittoria si ha con il derby con Palestrina prima della doppia sconfitta di Sant’Antimo e Venezia gara di ritorno della finale di Winter Cup che consegna il trofeo ai lagunari. Si arriva al mese di aprile e al PalaCoccia arriva Firenze per un vero e proprio spareggio play off. Veroli, lontana dalle posizioni di vertice, si gioca la quarta posizione con Osimo. La vittoria con Firenze segna anche l’esordio del neo acquisto Palombita. La regular season volge al termine ma durante la sosta pasquale i giallorossi salgono a Milano nella splendida cornice del PalaLido per giocarsi la Coppa di Lega. Arriva la sconfitta con l’Assigeco Casalpusterlengo poi vincitrice della coppa Nazionale.

Dopo la sosta pasquale si vola in Sicilia a Trapani per un match che potrebbe cambiare le sorti della classifica verolana. Matura una sconfitta pesante da dover digerire perché i ragazzi offrono una grande prestazione e cedono solo alla ritrovata verve al tiro dei locali. Nell’ultimo turno casalingo nettissima vittoria con Gragnano e quinto posto in classifica che vuol dire che la Prima dovrà giocarsi il suo play off senza il vantaggio del fattore campo. L’avversario dei quarti di finale è la Silver Porto Torres quarta in classifica nel girone Nord. Veroli parte subito forte e porta la serie con i sardi sull'uno a zero in proprio favore per poi dare dimostrazione della sua forza in gara 2.

La semifinale è uno storico traguardo per la società giallorossa e ad attendere Veroli c’è la dominatrice della regular season, quella Prefabbricati Brindisi data da tutti come candidata numero 1 al salto in LegA2. In gara 1 in un PalaPentassuglia stracolmo di 4000 brindisini la Prima compie il suo grande capolavoro (ma non sarà l’ultimo di questo splendida stagione) espugnando d’autorità il parquet di Brindisi e capovolgendo di fatto il fattore campo. Gara 2 segna il riscatto di Brindisi che riporta in parità la serie. Nella doppia sfida casalinga il fattore campo del PalaCoccia ha un suo peso non indifferente. Le due partite sono tiratissime ma alla fine i giallorossi accedono meritatamente in finale dove ad attenderli c’è Fidenza. Nella serie con gli emiliani, con il fattore campo a proprio favore, Veroli si porta 2 a 0 nella serie e si gioca il suo 1° match ball per la promozione a Fidenza. Le aspettative per questa gara 3 di tutto il popolo giallorosso sono tante ed infatti da Veroli salgono in Emilia; nonostante il giorno infrasettimanale oltre 350 tifosi giallorossi pronti a dar sfogo a tutta la loro gioia. Ma gara 3 segna il riscatto della Santini che allunga la serie portandola a gara 4. Arriva il grande giorno.

Domenica 3 giugno 2007 l’esodo verolano si ripete ripercorrendo l’autostrada del sole per gara 4 di finale. Alle ore 19.43, al suono della sirena del PalaTogliatti, esplode la gioia degli oltre 400 supporters giallorossi. Il Veroli vola in LegA2 nel tripudio generale e nella città ciociara si scatena la festa sino alle prime ore del mattino in attesa del rientro dei campioni.

Dopo Roma e Rieti in A1, il Veroli allenato da Gramenzi e costruito dal presidente Zeppieri, dal Ds Iannarilli e dal Vice presidente Fabrizi diventa la terza forza regionale di pallacanestro.


A pochi metri da Porta Romana, salendo per Via Garibaldi e passando davanti ad archi e bifore e tra pareti fortificate di abitazioni medievali, si giunge alla Basilica di Sant'Erasmo.


La Basilica fu fondata su un preesistente oratorio costruito da San Benedetto e dai suoi discepoli, che si erano fermati a Veroli nel 529, durante il viaggio di trasferimento da Subiaco a Montecassino. La costruzione venne finanziata da un cittadino di Veroli, Valentiniano, che poi raggiunse San Benedetto a Montecassino, seguì la vita monastica e per molti anni fu abate del monastero di San Pancrazio, presso il Laterano. Dopo, fu proprio Valentiniano una delle fonti da cui San Gregorio Magno attinse le notizie utili per scrivere la vita del Santo Patriarca. I Benedettini restarono a Sant'Erasmo fino al XII sec., quando vennero sostituiti da canonici regolari.


Basilica di San Erasmo


Nel corso dei secoli, la chiesa è stata più volte ristrutturata, ma ha conservato lo stile romanico della facciata con portico a tre archi del 1104-1127, nel campanile con bifore romaniche (già antica torre romana come quella della Cattedrale) e nelle tre imponenti absidi, ben visibili dalla strada sottostante, uscendo da Porta Romana.


La parte superiore della facciata fu modificata da un architetto di nome Martino con l'apertura di ampie finestre settecentesche; alle basi delle cornici che sovrastano i due archi laterali si possono osservare alcune figure di "mostri", dalle cui bocche escono motivi e fregi ornamentali: tali figure risentono dell'influenza delle credenze e delle leggende medievali e del fantastico e misterioso mondo orientale.






Le altre decorazioni della facciata, come pure la cornice centrale, furono eseguite, secondo il parere del Prof.A.Scaccia Scarafoni, da maestranze benedettine, che lavorarono anche in altri centri e monumenti abruzzesi. La doppia scalinata che immette nel portico fu costruita nel '700.


Nell'interno, una grande tela posta in fondo alla navata sinistra, voluta da Mons.Giovardi e dipinta nel 1747 da Sebastiano Conca (o forse da T. Kuntze, secondo M. Stirpe), ricorda l'incontro avvenuto nel 1170 nella Basilica di Sant'Erasmo, alla presenza di sedici cardinali e dei rappresentanti della Lega Lombarda, tra il Papa Alessandro III ed Everardo Vescovo di Bamberga, inviato dell'Imperatore Federico Barbarossa, per cercare le condizioni di una possibile pace.


Lungo la stessa navata è situato un quadro: il Battesimo di Gesù, che viene attribuito ad un anonimo allievo del Maratta. Nella cappella del Sacramento è custodito un prezioso calice in argento dorato, della fine del XIV secolo, dove l'Ostia consacrata il 26 Marzo 1570 operò grandi prodigi, confermati e convalidati poi da testimonianze giurate e da processi.


Adesso il calice viene utilizzato per la celebrazione della Santa Messa, una volta l'anno, il martedì dopo Pasqua. Vi sono conservati, inoltre, un "encolpio" bronzeo, una croce pettorale del secolo XI, con le figure del Crocifisso, della Madonna e di vari santi, e un martirologio pergamenaceo del secolo XII. Quest'ultimo, scritto in caratteri gotici italiani, è stato restaurato a cura del Vaticano, ed in seguito ne è stato trascritto, catalogato e pubblicato il primo volume con le pergamene relative agli anni 937-1199. Il volume è inserito nei Regesta Chartarum Italiae, curati dall'Istituto Storico Italiano per il Medioevo.


Salendo ancora per Via Garibaldi, oltrepassato l'Ospedale, si prosegue per Via Aonio Paleario, che si insinua tra le antiche case, ordinate e ben conservate, del quartiere medievale. Subito a sinistra, si nota la chiesa a San Michele Arcangelo, ricostruita nel XIX secolo, con scalinata e pronao a quattro colonne; all'interno, sull'altare, una tela ovale raffigura San Michele Arcangelo, copia del Reni. Continuando a salire si arriva alla chiesa di San Leucio.


Prato di Campoli


Nel territorio di Veroli, lungo la carrozzabile per Collepardo, si giunge in una amena località naturalistica denominata Prato di Campoli: un pianoro erboso a 1.200 metri di altitudine circondato da verdi e rigogliosi boschi, con aree attrezzate per il ristoro. Prato di Campoli è il punto di arrivo di tre percorsi naturalistici: la passeggiata panoramica attraversa Pozzi di Campoli (1095 m.) e, dopo una zona di faggi, si inoltra nella boscosa Valle del Broccolo fino ad arrivare alla Sella di Forca Palomba (1550 m.) e alla cima del Monte delle Scalelle (1837 m.). Da qui si può raggiungere la cima del Monte Fragara (2005 m) e proseguendo si può toccare l’anticima SO del Monte del Passeggio (2023 m.). Il secondo itinerario porta al Monte Pizzo Deta attraverso il Vallone dell’Acquaro coperto da un bellissimo bosco di faggi in direzione di Vado della Rocca (1565 m.) che mette in comunicazione la Valle Roveto con la Valle del fiume Amaseno. In questa località si trova un antico cippo di confine e da qui, attraverso un ripido sentiero, si giunge al Pizzo Deta (2041 m.). Il terzo itinerario è una lunga passeggiata in una foresta di faggi passando di nuovo attraverso il Vallone dell’Acquaro e Vado della Rocca si percorre il sentiero verso SE fino ad arrivare alla cima di Serra Comune (1870 m.). Dalla cima si scende poi lungo le quote della Costa Comune e si raggiunge, dopo una piccola sella, un sentiero che si inoltra nel bosco fino a raggiungere una faggeta. Il percorso, inizialmente ripido, degrada piacevolmente verso Prato di Campoli e può ritenersi la più lunga traversata di una faggeta nell’Appennino Laziale.
Veroli, danza sportiva
Sabato 21 e domenica 22 novembre 2009 a Veroli, presso il Palacoccia, si terrà la prima coppa Italia di danza sportiva, evento organizzato dalla Fids (federazione riconosciuta dal Coni) in collaborazione con la società basket Veroli e col patrocinio del comune. Un evento che vedrà circa 1800 coppie provenienti da ogni parte d'Italia, di un'età compresa tra gli 8 e i 65 anni, sfidarsi nei balli standard e latino americani dalla mattina di sabato fino alla sera di domenica.

lunedì 9 novembre 2009

http://www.youtube.com/watch?v=rrsvMqiHa0U

sabato 31 ottobre 2009

volete sapere molto di più sul mio Paese?

"Tutta Veroli"
del Prof. Giuseppe Trulli. Storia in tre tomi della città di Veroli, senza tralasciare le radici pagane, il forte cattolicesimo e misticismo, e il periodo del fascismo.
"non tutti hanno armature sonanti, scudi e cocchi, anzi i più scagliano ghiande di livido piombo
o portano in mano due giavellotti, proteggono il capo con berretti di pelle di lupo,
hanno il piede sinistro scalzo e il destro coperto di cuoio conciato".
Che cosa sono i Fasti Verulani?
Vi mando subito su http://www.commedianti.it/caos/fastiverulani/
saprete tutto...

Santa Maria Salome è la Patrona della Città di Veroli.

Il Veroli Basket è una squadra di pallacanestro maschile di Veroli (FR). Nel 2007 è stata promossa in Legadue, vincendo la serie di finale dei Play-off di Serie B d'Eccellenza per 3-1 contro la Fulgor Basket Fidenza. Nel 2009 ha vinto le Final Four di Legadue sconfiggendo rispettivamente Varese e Soresina.



Siete mai stati nella mia Città?





Veroli












è un comune di 20.663 abitanti della Provincia di Frosinone.




La città è arroccata sopra un rilievo dei Monti Ernici e si trova a 570 metri di altezza.








L'etimologia del nome Veroli ha più possibili ipotesi.


Alcune ipotesi parlano di Verulum diminutivo della parola veru che significa spiedo, per indicare la sua forma che ricorda un po' uno spiedo.


Un'altra ipotesi propone che la parola Veroli deriva da Verolo, padrone di un possedimento in zona.


Secondo Giovanardi, fondatore della omonima biblioteca , Verulae deriva da verrus, che indicano proiettili di piompo o da verruca che significa luogo aspro e montuoso.


Altri spiegano che la parola Veroli deriverebbe dal greco ver (difendere, proteggere), che significa luogo idoneo alla difesa e alla sorveglianza.








Veroli sarebbe presente già dal XII secolo a.C.

L'antica Verŭlae era uno dei paesi alleati di Roma, come testimoniano le tavole dei Fasti Verulani: un calendario romano di marmo, risalente al I secolo d.C.
Nel 743 diviene sede vescovile, come ancora oggi testimoniano le numerose chiese presenti sul territorio.
Nel XVI secolo gli alleati spagnoli dei Colonna occupano la città. Una volta liberata, vienne sottoposta ad un governo di cardinali.

L'unione stretta con la Chiesa di Roma si fa sentire più volte nel corso del tempo. Tanto che verso il 1800 vengono linciati dalla popolazione dei borghesi che avevano preso parte alla Repubblica Romana dei giacobini.


Tra gli eventi culturali posso citarvi:

i Fasti Verulani, festival internazionale del teatro di strada, la cui prima edizione ha avuto luogo nel 1999; nell'ultima settimana di luglio artisti italiani e stranieri, giocolieri, clowns, acrobati, mimi e musicisti, invadono le strade e le piazze del centro storico verulano, offrendo i loro spettacoli ai numerosi turisti.

inoltre, sempre in estate, si svolge il Festival Lirico di Casamari, che ha luogo nei giardini della celebre Abbazia di Casamari, e la rassegna nazionale di musica popolare Ernica Etnica.


Veroli resta a tutt'oggi un paese legato alla tradizione cattolica, ed alla sua tradizione più in generale. Infatti, sul territorio sorgono numerose chiese, e per ognuna vi è un culto particolare dedicato. Tutte le chiese, nel giorno del giovedì Santo, organizzano una commemorazione floreale di uno dei passi della vita del Cristo o della sua resurrezione.

Particolare risulta quella della Madonna dell'Addolorata: la chiesa è drappeggiata a lutto e la Madonna, con il cuore trafitto da un pugnale piange sulla salma del figlio. La statua di questa Madonna ha i capelli veri, dono votivo di una donna del paese. Anche il suo velo, sempre nero, è un dono di una donna verolana.

Gli ex-voto più pittoreschi possono essere visti nella cappella della Madonna dell'Olivella, situata nella parte bassa del paese: all'Olivella, per l'appunto.


Veroli è un Paese si contorna, anche, di Personalità famose ed importanti come:

Aonio Paleario, umanista e riformatore religioso, condannato al rogo come eretico.
Amedeo Maiuri, archeologo italiano.
Giovanni Sulpicio, umanista grammatico.
Massimo Scaligero, filosofo
Giuseppe Giralico, predicatore vangelista